Tratto dalla pubblicazione

 “La Società di Mutuo Soccorso tra passato e presente”

(Cecilia Ferrai)

 Il nuovo ruolo delle società di mutuo soccorso

Silvio Lai

(Silvio Lai nel 2002 è Consigliere Regionale della Regione Sardegna)

 

Grazie dell’invito che il Coordinamento delle Società di Mutuo Soccorso Regione Sardegna mi ha rivolto e dell’opportunità di intervenire e di arricchire con il mio contributo questo Convegno. Vorrei dire che sono qui in veste di colui che ha lavorato intensamente alla costituzione del Forum del 3° Settore, insieme a Giampiero Farru, suo portavoce.

Vorrei fare tre considerazioni. La prima è legata a questo compleanno, 150 anni. Sono pochi i movimenti o organizzazioni privati soprattutto volontari che vivono così a lungo. Questo ci deve far pensare che i principi che stanno alla base di questo percorso, pur con l’evoluzione subita in 150 anni di vita, hanno mantenuto la loro attualità, passando da periodi bui a periodi molto positivi, ma nell’insieme sono sicuramente restati, in qualche modo, coordinati, ancorati alla logica, al pensiero, alla missione delle società di mutuo soccorso. Questo elemento mi fa ricordare che la prima volta che ho sentito parlare di Società di Mutuo Soccorso 10 anni fa in Argentina è quando fui ospitato nella sede della Società di Mutuo Soccorso degli italiani in Argentina, fondata da Giuseppe Garibaldi. Ciò mi ha colpito perché solo dalla fine dell’Ottocento gli emigrati furono assistiti dai Patronati che svolsero una forte azione di tutela degli emigrati. Le SMS avevano dunque anticipato le prime forme di assistenza agli emigrati nell’Ottocento, trasportando dall’Italia e dall’Europa in generale una modalità di solidarietà che si è mantenuta nel tempo e favorendo il mantenimento dei legami tra i componenti di una stessa nazione anche sino a quattro, cinque o sei generazioni successive.

Il tempo ha indebolito le SMS perché si è diffuso il principio dell’universalità delle prestazioni e c’è stato un abbattimento della diffusione del principio mutualistico.

Non sono venute meno, però, questo è proprio l’elemento di novità che emerge dai nostri incontri, le motivazioni per cui nascevano le SMS. Esse si sono, piuttosto, evolute in due direzioni: da una parte verso il principio dell’universalità delle prestazioni che è di fatto applicato non del tutto adeguatamente perché la qualità delle prestazioni, non solo sanitarie ma sociali, non è identica per tutti. Alcuni hanno più strumenti per accedere a migliori prestazioni, altri hanno meno strumenti per accedervi, non soltanto per limiti economici ma anche di conoscenza dei propri diritti e delle modalità  per soddisfarli. L’altro problema è di tipo qualitativo: l’universalità delle prestazioni oggi corrisponde da un lato ad un’utenza che richiede maggiore qualità specifica delle prestazioni, e dall’altro una fortissima crescita delle disuguaglianze per cui la quantità di povertà che emerge dalla differenziazione della qualità della vita è attualmente più estesa di quella di dieci anni fa. Da una parte questo limite è salito perché i meccanismi della globalizzazione stanno aumentando le disuguaglianze. Ci sono le ragioni perché le SMS riprendano con forza tutto il loro lavoro e la loro vocazione, la estendano e la modifichino e così la rafforzino.

La nuova sfida per le SMS consiste nel modificare la propria struttura ed il proprio approccio organizzativo per adeguarsi alle nuove realtà ed esigenze.

In Italia c’è stata la riforma della legge sull’assistenza con una serie di regolamenti che danno un ruolo fortissimo al territorio e al 3° settore. In questo spazio, quindi, le SMS devono avere col 3° Settore un ruolo molto attivo perché non viene concesso niente se non viene richiesto, perché il modello di questa riforma, che è una riforma secolare, cambia il modello organizzativo che parte dal basso, ma il basso deve essere organizzato da un sistema capace di soddisfare dei bisogni e delle esigenze.

Le SMS si trovano allo stesso bivio nel quale si trova il volontariato: passare da volontariato a impresa sociale e quindi trasformare la propria disponibilità a fornire del tempo libero per organizzare dei servizi in una nuova gestione di tipo aziendale mantenendo la dimensione volontaristica. In fondo è quello che ha fatto Banca Etica: dapprima disorganizzata e disarticolata nel territorio con piccole cooperative a proprio sostegno, si è successivamente organizzata a livello nazionale assumendo dimensioni che gli consentono un rapporto qualità costo più efficace ed efficiente. Credo che la vocazione delle SMS debba andare in questa direzione, concentrandosi sul tema della disuguaglianze che esistono nell’ambito dell’istruzione come nell’ambito dell’assistenza oltre che in quello della sanità.

Chiedo alle SMS di avere la capacità di rispondere più efficacemente alla dimensione dei diritti non soddisfatti, come struttura che, insieme al volontariato e 3° Settore, colga gli strumenti necessari per riuscire a soddisfarli con sicurezza.

È necessario, quindi, rivedere innanzi tutto alcuni elementi che non sono legislativi. La legge regionale 27/97 ha dato una risposta alla fase calante delle SMS riconoscendogli una funzione storica e un potenziale sociale. Io non cambierei subito la legge, starei attento a ciò che sta scritto nel piano sanitario regionale, nei piani territoriali delle ASL, nel piano socio assistenziale e nei piani legati alle leggi sull’assistenza, perché è lì che bisogna riscrivere il ruolo delle SMS e del 3° Settore. Solo successivamente la legge potrà essere cambiata.

Se si accetta questa sfida a formare un sistema pregnante per le SMS che accettano di andare oltre la dimensione storica del proprio ruolo, anche una sfida a contribuire  al “Welfare State” municipale e territoriale della regione, le SMS avranno la giusta dimensione legislativa legata alla realtà attuale e, nel rispetto del loro ruolo storico, continueranno a contribuire al cambiamento culturale.

Le SMS sono capaci con la propria rete associativa ed il volontariato di ripristinare quella qualità delle relazioni della vita civile e civica che sono elemento fondamentale di coesione sociale. Le disuguaglianze, infatti, non si superano solo con le leggi ma con la capacità di mettere in moto le energie che sono nella vita civile e nel territorio.